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26 luglio 2021
Lettera del presidente della Cooperativa Sociale Magliana Solidale
estratta dal Bilancio Sociale 2020
Carissimi soci, socie e collaboratori tutti, scrivo questa lettera di apertura del bilancio sociale
con grande soddisfazione e immensa gratitudine per come insieme abbiamo affrontato
quest’anno così complicato e difficile. Il bilancio sociale è un’opportunità di riflessione e di
stimolo per tutti noi e ci consente di esaminare l’anno 2020 da una giusta distanza, uscendo
dalla quotidianità che ci assorbe e che, a volte, non ci consente di avere una visione d’insieme
della nostra complessa organizzazione. Ma è, altresì, uno strumento che rappresenta in modo
chiaro e trasparente la realtà della cooperativa anche a tutti gli stakeholder esterni, consentendo
loro di conoscerci meglio e in modo più completo. Parlando di quest’anno non possiamo non
farlo alla luce di uno degli avvenimenti più importanti che lo hanno contraddistinto: la pandemia
da Covid-19. L’emergenza sanitaria che ci ha colpito ha modificato radicalmente le nostre
abitudini, i bisogni sociali e sanitari delle persone e, soprattutto, il modo di affrontarli. Pensando
alle sensazioni che abbiamo vissuto direi che ci siamo sentiti fragili e spesso impotenti, a volte
smarriti da poca chiarezza e da informazioni in continuo mutamento ma, come spesso accade
nei momenti difficili, abbiamo saputo tirar fuori quella giusta energia che ci ha permesso di
riscoprire il valore della solidarietà, la capacità di adeguarci al mutamento con risposte
innovative e atte a garantire in sicurezza la continuità dei nostri servizi. Direi che è stato anche
l’anno in cui la digitalizzazione forzata ci ha consentito di confrontarci con nuovi strumenti di
comunicazione e di lavoro aprendo le porte a nuovi modelli organizzativi vicini a
quell’innovazione tecnologica verso la quale cerca di orientarsi la nostra cooperativa. Non posso
non ricordare tra gli avvenimenti più importanti di quest’anno “speciale” il 40° anniversario della
nostra cooperativa che muoveva i primi passi nel 1980. La nostra storia è un patrimonio di
esperienze, di conoscenza che nel tempo abbiamo cercato di perfezionare e di innovare
attraverso un cambiamento consapevole ed orientato al miglioramento dei nostri servizi, ma
anche della vita lavorativa dei soci e lavoratori tutti. Come già detto è stato un anno difficile ma
siamo comunque riusciti a raggiungere risultati soddisfacenti mantenendo un fatturato
abbastanza stabile che ha risentito, per fortuna, solo in maniera limitata delle conseguenze
scaturite dall’emergenza. Per la nostra cooperativa è stato senza dubbio anche un anno di
crescita professionale ed esperienziale attraverso nuove attività o la rimodulazione dei servizi
storici. Il nostro è un percorso in continua evoluzione che punta a rafforzare, potenziare e
innovare la nostra identità; ma come tutte le strade, nel mentre si attraversano, si incontrano
difficoltà e nuove sfide da affrontare. La sfida di quest’anno ci ha permesso di riscoprirci ancora
di più un gruppo coeso e motivato che con costanza e tenacia sa affrontare e migliorare. Sono
sicura, anche a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione, che la positività e la partecipazione
che ci hanno supportato in questo intenso e faticoso anno ci accompagneranno per le sfide
future e allo stesso modo saranno motivo di forza per i risultati che mi auguro raggiungeremo
nel prosieguo delle nostre attività. I miei ringraziamenti a tutti voi, con riconoscenza e stima.
Il Presidente Dr.ssa Silvia Rossi
La voce dei lavoratori nell’anno dell’emergenza sanitaria 2020
I problemi, le emergenze, le situazioni difficili e anzi molto molto difficili come quella che abbiamo vissuto
sono motivi generalmente e spessissimo di separazione tracollo disunione Rotture e perdita ho potuto
sperimentare nella nostra cooperativa tutto ed esattamente l’opposto Unione rafforzamento miglioramento
del lavoro aumento della qualità e torno a dire soprattutto spirito di corpo che mi ha reso ancora più
orgoglioso di appartenere a questa grande cooperativa. (Brunaldo)
“In pieno lockdown organizzavo con altri colleghi un incontro online di operatori sociali per parlare di come
tutto quello che stava accadendo potesse essere comunque di aiuto per un nuovo modo di pensare il
sociale. Quando chiamai una assistente sociale municipale per invitarla, esclamò: non ci posso credere:
qualcuno che finalmente parla di futuro!
Può sembrare strano che ormai, nel quotidiano ma anche prima della pandemia, non sembriamo più
familiari ad una nostra immagine del futuro ma abituati ad un eterno presente. Colpa della società liquida,
dice qualcuno. Forse anche delle visioni personali, dicono altri. Per questo, di quella frase pronunciata
dall’assistente sociale, la parola che più mi ha colpito è stata finalmente. E’ suonata come una attesa
soddisfatta, una aspettativa corrisposta, un desiderio realizzato, una speranza che prendeva corpo proprio
nel 2020, un anno da ricordare collettivamente per molti motivi: abbiamo sofferto la paura e offerto sostegno,
abbiamo vissuto solitudine e intessuto solidarietà… Sicuramente sarà da ricordare anche perché ci ha tutti
posti di fronte al senso delle cose, un senso che per tanti sembrava scivolare via goccia a goccia… Non so
se, come persone, saremo capaci di fare tesoro di tutto questo sviluppando ciascuno finalmente un pensiero
a lungo termine. Nel frattempo, credo di lavorare in un luogo dove si tiene in gruppo lo sguardo all’orizzonte
(di senso) su un cammino di interesse comune, alimentando la speranza di ciascuno. E di questi tempi direi
che è una fortuna, di cui ringrazio!” (Franco)
“A Marzo 2020 il Mondo si è fermato, la Cooperativa No!
Paura, Incertezza sono state le emozioni iniziali che abbiamo condiviso. La pandemia ci ha costretto a
vedere le cose da un’altra prospettiva, uscire dal nostro confort zone e fare squadra per trovare soluzioni,
un modo diverso di pensare i servizi.
Tenacia, Forza, Coesione Unità, Energia sono gli elementi che hanno contraddistinto il cammino fatto tutti
insieme, per una nuova Rinascita più consapevoli di quello che siamo e di quello che vorremmo essere,
rendendoci tutti protagonisti del cambiamento e con la consapevolezza che esiste sempre un’alternativa!”
(Chiara)
“Nonostante l’anno difficile causato dal Covid e generando paura, confusione e preoccupazione, soprattutto
nel nostro lavoro, nel dover stare ancora più attenti per evitare contagi nella fascia più debole, in questi casi
gli utenti…posso dire che sia stato un anno di crescita sia per la cooperativa che per tutti noi, fortificandoci
nell’affrontare il Covid.
La cooperativa ci ha saputo supportare senza farci mai mancare tutto ciò che potesse essere d’aiuto per
affrontare il nostro lavoro, ad iniziare dai dispositivi di protezione, “spesso introvabili”, comprensione e
supporto psicologico.” (Pina)
“La pandemia? …paura vera, paura di essere contagiata, di contagiare i nostri nonni(utenti). Ma ripensando
a quei brutti giorni, mi viene anche in mente una frase di TOTÒ…”..La felicità è fatta di attimi di
dimenticanza”, e questo è quello che ho portato con me a lavoro, dimenticare per un attimo il virus e donare
in po’ di serenità.” (Simona)
“Nella difficoltà di affrontare l’emergenza Covid, in una situazione nuova e di gravità, lo staff del
coordinamento con molte paure e con tante preoccupazione sia per gli operatori che per gli stessi utenti,
nonché per il timore della perdita del lavoro per un numero importante di utenti che ha rinunciato al servizio,
ha cercato di favorire programmi nuovi per gli operatori mantenendo costante gli interventi dove venivano
assicurati le necessità primarie quali spesa e farmacia e mantenendo gli interventi svolti alla cura della
persona.. il CDA ha prontamente reagito con la messa in sicurezza degli operatori con tutti i dispositivi di
sicurezza.” (Anna)
“Questa pandemia ha cambiato le nostre vite radicalmente e ognuno di noi l’ha vissuta in modo diverso.
Esperienze mai conosciute alle quali non eravamo abituati. Abbiamo interrotto la vita sociale i viaggi, alcune
persone sono state vicino alla morte, e proprio in quel momento l’amore l’amicizia e gli affetti ci hanno
aiutato a superare tutto, e il senso del dovere e la voglia di lavorare in questa cooperativa ci aiuta a guardare
sempre avanti.” (Tiziana)
4 novembre 2019
Laboratorio di ortoterapia presso il Centro Diurno ArgentoVivo – Cooperativa Magliana Solidale, a cura di Katia De Bari, la Nuova Arca
Da subito era chiaro che avevo di fronte un gruppo di ‘esperti’ agricoltori che avevano bisogno di riannodare i fili delle loro ‘antiche’ esperienze e di poter nuovamente mettere in pratica saperi appresi in un lontano passato; si trattava di suscitare quei ricordi nascosti in fondo alla memoria.
La fantasia di XXX l’aveva portato a descrivermi il suo vigneto, che nella realtà era un singolo tralcio del suo giardino di casa; sentiva la necessità di ricordare il modo in cui si pota la vigna e ne ripassava i gesti… il suo dubbio era se contare le gemme dall’attacco del ramo al tronco o a partire dalla fine del ramo; il fatto di ricordare l’esistenza di un criterio in base al quale si effettua la potatura, ne dimostrava le competenze anche profonde; quel semplice dubbio però gli creava frustrazione; l’osservazione condivisa con gli altri di un ramo presente nel giardino del centro anziani, l’aveva come sbloccato, rendendolo felice in quel momento, tanto da esclamare: ‘finalmente mi ricordo!’
YYY ogni volta che iniziavamo il nostro laboratorio in orto, esprimeva il suo risentimento sul fatto che nessuno lo stesse a sentire e che non venisse riconosciuta la sua perizia di esperto coltivatore… il suo atteggiamento era di chi non avrebbe dispensato i suoi consigli, non li meritavamo! Ma non appena ci trovavamo davanti ai cassoni del nostro orto rialzato, tutto cambiava! La sua ostentata chiusura decadeva, e si trasformava in operosità e collaborazione: abbiamo diviso in parcelle il nostro piccolo campo, livellato il terreno, aggiunto terriccio, seminato con criterio, innaffiato con cura… tutto sotto la guida del nostro esperto che al principio di quella giornata aveva deciso di tacere.
BBB è la musa della biodiversità. Con lei ogni erba e pianta presenti all’interno dell’orto rialzato risultavano essere infestanti e da eliminare. Con gioia avevamo scoperto un bel lombricone e mentre decantavo le lodi di questo piccolo esserino in grado di concimare in modo naturale il nostro orto, lei prontamente lo eliminava facendolo volare nel prato vicino, dichiarando soddisfatta di aver salvato il nostro orto da quella brutta bestiaccia. Qualche settimana dopo invece mi stupiva e inteneriva facendomi apprezzare il suo senso estetico: voleva infatti piantare nel nostro orticello rialzato un cespuglietto di trifoglio fiorito… le sembrava tanto bello!
L’aspetto più significativo del laboratorio dunque è stato quello di proporre attività nelle quali ognuno potesse portare il suo contributo, anche solo con una indicazione, un pensiero o, perché no, una critica, comunque in un contesto di condivisione dell’esperienza in corso; in questo senso quindi una situazione limitante si è presentata quando non si è potuto permettere all’intero gruppo di partecipare attivamente ad ogni incontro. Il coinvolgimento di tutti è stato facile durante la giornata dedicata alle api, alla creazione delle bombe di semi, al riconoscimento delle piante presenti nel giardino: queste esperienze si sono svolte all’interno dell’edificio e in prossimità della parte pavimentata; le difficoltà sono nate quando abbiamo raccolto la cicoria spontanea o i fiori di malva per fare decotti; anche la semplice passeggiata verso l’albicocco per controllare la maturazione dei frutti, l’annusare il glicine in fiore nel massimo della sua fioritura e accorgersi delle presenza di tanti insetti utili si sono rivelate esperienze precluse a chi aveva una mobilità ridotta a causa delle asperità presenti sul terreno.
A volte semplici interventi strutturali, apparentemente insignificanti, possono fare la differenza: permettere a tutti di muoversi liberamente negli spazi aperti fa sì che si possano proporre attività ed esperienze sensoriali, tattili e olfattive, non solo visive, profonde pur nella loro semplicità, capaci di riportare alla luce momenti del proprio vissuto, competenze e capacità creative sopite.
12 settembre 2019
La Mia Esperienza Educativa: IL PASSO CONSAPEVOLE. LABORATORIO DI TAI CHI CHUAN CON GLI ANZIANI, a cura di Fabio Campanello, Cooperativa Magliana Solidale
Il Tai Chi Chuan e il Chi Gong sono definite “arti interne” e si basano sul significato profondo del Tao, ovvero sulla polarità e unificazione degli opposti.
Entrambe le discipline lavorano con il corpo e con l’energia (il Chi) ma con finalità diverse.
Il Chi Gong moderno si può semplificare dicendo che è una ginnastica in cui è fondamentale sincronizzare il respiro al movimento ed ogni esercizio è basato sui principi della medicina tradizionale cinese perché l’interesse è la salute del praticante.
Il Tai Chi Chuan nasce anticamente come arte marziale ma nei secoli ha integrato anche il concetto di salute anche se la finalità degli esercizi è sempre rivolta ad una funzione marziale e non può prescindere da quest’ultima.
ritengo che queste due discipline siano molto importanti dal punto di vista educativo perché insegnano a rispettare e a conoscere i propri limiti, ti insegnano la collaborazione a scapito della competizione lavorando sull’autostima e sulla conoscenza di sè.
La ricchezza di queste discipline risiede nella possibilità d’ integrarsi perfettamente e adattarsi a tutti, a seconda delle proprie necessità. Credo che con gli anziani sia preferibile esercitare il Chi Gong e un Tai Chi Chuan più lento e meditativo, invece con i bambini e i ragazzi più giovani possa essere proposta inizialmente una pratica più dinamica e marziale (il gioco della lotta può attivare tutta una serie di dinamiche interne su cui lavorare in senso educativo).
Facendo tesoro delle esperienze con gli anziani vissute al Centro Diurno Anziani Fragili “ArgentoVivo”, con i minori del S.I.S.M.I.F. e con il laboratorio al C.A.M. CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE MAGLIANA, servizi gestiti dalla Cooperativa sociale Magliana Solidale nel municipio XI del Comune di Roma posso sottolineare l’importanza di adattare la tecnica ai praticanti (non dovrebbe accadere il contrario) per la giusta riuscita di un sano allenamento psico-fisico.
Inizialmente ero perplesso nel gestire una classe costituita da soli anziani per diversi motivi: temevo di non reggere emotivamente un lavoro di questo tipo, temevo di annoiarmi, di svuotarmi energeticamente demotivandomi con il timore che, presto, avrei perso interesse nel portare avanti le lezioni. Infatti, sono sempre stato più predisposto a lavorare con i giovani a scopo educativo in modo ludico-corporeo, convinto che, attraverso lo strumento del gioco, l’energia vitale potesse rimanere sempre alta. Vedendo le difficoltà motorie degli anziani del centro diurno, ho sentito che sarei potuto essere per loro una risorsa, sicuro che il Tai Chi e il Chi Gong sarebbero stati molto più utili di una semplice ginnastica motoria così ho preso coraggio e ho intrapreso questo viaggio con loro.
Infatti, osservandoli nei movimenti, mi resi conto che erano molto scoordinati e mi sono subito interrogato sul perchè molte persone non riservino del tempo per prendersi cura del proprio corpo attraverso il movimento fisico, una sana alimentazione e buone compagnie. Li vedevo in seria difficoltà e con poca consapevolezza del proprio schema corporeo. Mi è stato subito chiaro che non era tanto importante rispondere all’interrogativo che mi ero posto, ma piuttosto capire come aiutarli nel far nascere in loro il desiderio di conoscere il corpo attraverso il respiro e il movimento consapevole e lento del Tai Chi e del Chi Gong. Il mio interesse non era rivolto a giustificare un’ora di ginnastica per “il senso del dovere” o magari perchè consigliato loro dal medico ma piuttosto aiutarli a provare un senso di piacere nell’esplorazione del proprio corpo e nella soddisfazione di vivere piccoli attimi di benessere accompagnati da lievi ma concreti cambiamenti. Osservando i loro corpi era evidente una eccessiva rigidità, cosa che nei bambini non si riscontra; essi tendono ad avere un corpo più rilassato e morbido e hanno bisogno di movimento e dinamicità, per questo motivo è più difficile per loro apprezzare il movimento lento e la staticità che sono invece molto importanti nel caso di reali difficoltà nella coordinazione motoria.
Prendeva dunque spunto forma l’idea desideravo a qst punto sperimentare e osservare : Le due generazioni praticando insieme possono apprezzare e valorizzare le loro differenze e i propri limiti? Possono comprendere le difficoltà dell’altro e attivarsi per cercare un nuovo equilibro insieme?
Queste discipline hanno proprio l’obiettivo di allenare il praticante nel creare uno stile di vita che tenda all’equilibrio e all’ascolto e che eviti gli eccessi nei vari ambiti del vivere quotidiano.
Un bambino non deve associare la malattia o la rigidità di un corpo anziano come conseguenza della vecchiaia piuttosto come una conseguenza di uno stile di vita caratterizzato da eccessi, come la sedentarietà o un’alimentazione squilibrata, ecc.
Lavorando con gli anziani ho avuto delle sorprese: invece di annoiarmi mi sono divertito molto, si è creata una bella relazione e, anche se abbiamo dovuto lottare contro una pigrizia generalizzata e diffusa, ho scoperto che con loro si poteva fare leva su una sana competizione per essere spronati al movimento e alla collaborazione di gruppo. Ho scoperto negli anziani una sorprendente vitalità, apparentemente assopita, e un senso di leggerezza (per me inaspettato) ci ha accompagnato durante tutte le lezioni.
Non è stato semplice far comprendere loro la differenza tra la ginnastica motoria e quello che gli stavo proponendo ma, con il tempo e la giusta dose di pazienza, hanno compreso e apprezzato questo nuovo modo di fare “ginnastica”.
7 luglio 2019
Laboratorio espressivo presso il Centro Diurno ArgentoVivo – Cooperativa Magliana Solidale, a cura di Barbara Guidi, La Nuova Arca
Il viaggio metaforico fatto con i nonni del Centro Diurno ArgentoVivo della Cooperativa sociale Magliana Solidale, inizia con la creazione da parte delle mani sapienti di una nonnina, di una barchetta di carta…
Il nostro percorso espressivo ha avuto la finalità di creare uno Spazio accogliente non giudicante dove poter esprimere creativamente parti sé con un linguaggio non verbale. E’ stato un viaggio interiore di consapevolezza e condivisione.
I partecipanti si potevano “nutrire” ad ogni incontro con i materiali artistici posti su una tavola imbandita a loro disposizione. L’attivazione del processo creativo avveniva come per magia, calava il silenzio e le immagini iniziavano ad imprimersi sui fogli.
Sono emersi contenuti privati, preziosi ricordi di vita passata, emozioni, speranze… condivisi sia graficamente che per chi lo desiderava o riusciva, anche verbalmente.
Significativo il percorso di un vecchietto che non è mai andato a scuola in quanto ritenuto non idoneo a frequentare a causa del suo ritardo mentale e del suo disturbo del linguaggio. Al Centro è stato riconosciuto come Persona portatore di saperi. Nel percorso espressivo grazie all’utilizzo delle tempere, ci ha regalato la ricchezza del suo mondo interiore, riempiva con cura ed armonia fogli enormi con colori mischiati e selezionati con pazienza. Il suo sorriso di soddisfazione a fine incontro e il suo orgoglio di mostrare al gruppo i suoi elaborati sono stati momenti speciali per tutti.
Significativo anche il percorso di una donna con diagnosi di Alzheimer, per tutti gli incontri ha sempre disegnato lo stesso tema, variando piccole sfumature. Questo processo espressivo le dava molta serenità. Accoglievamo i lavori cercando di comprendere cosa ci stesse comunicando con quei disegni che ad una osservazione superficiale sembravano stereotipie. Alla fine del percorso abbiamo compreso che ci stava rappresentando un ricordo privato prezioso del marito e dei tempi sereni trascorsi insieme. Teneva vivo il ricordo donandocelo ogni volta.
Accogliere, non giudicare, osservare, riconoscere l’altro come Persona sono stati gli ingredienti che hanno permesso l’attivazione del processo creativo.
E’ stato un privilegio fare un pezzo di strada con persone con fragilità ma con una forza interiore straordinaria!
Grazie